Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 30 novembre 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Identificato un nuovo gene, DNAJC7, nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il sequenziamento esonico di 3864 pazienti affetti da SLA e 7839 controlli ha identificato un nuovo gene, DNAJC7, che codifica una proteina heat-shock. In quanto questo gene è parte essenziale nel mantenimento della cellula, si deduce che mutazioni in DNAJC7 possano essere responsabili di degenerazione. [Sali M. K. Farhan, et al. Nature Neuroscience AOP – doi.org/10.1038/s41593-019-0530-0, Nov. 25, 2019].

 

Scoperto il circuito che controlla il consumo compulsivo di alcool. Da sempre è noto che solo una piccola frazione di tutti coloro che assumono bevande alcooliche diventa alcolista, e che la predisposizione ha una base genetica, ma in che modo si realizza l’interazione fra elemento di predisposizione ed esperienza perché si generi il funzionamento abnorme del “sistema a ricompensa” non è noto. Cody Siciliano del MIT e colleghi della Vanderbilt e del Salk hanno scoperto che un circuito che va dalla corteccia prefrontale mediale al tronco encefalico ha un ruolo-chiave per lo sviluppo della compulsione.

Questo circuito agisce sia da biomarker per lo sviluppo del comportamento compulsivo tipico dell’alcolista, sia quale guida per la sua espressione. Il circuito di nuova individuazione può controllare bi-direzionalmente il bisogno di assunzione di etanolo ripetitivo e smodato mitigando o simulando segnali di punizione. [Cody A. Siciliano, et al. Science 366 (6468): 1008-1012, 22 Nov 2019].

 

Spray nasale di M146AG-5p per il trattamento della malattia di Alzheimer. Ci siamo già occupati altre volte di questa possibilità che sfrutta la via diretta dal naso al cervello, anche di recente nelle “Notule”. Una significativa conferma viene da un nuovo studio condotto da Hui Mai e colleghi. Il MicroRNA-146a-5p (miR-146a) è noto per il suo intervento nella risposta infiammatoria, e il polimorfismo del singolo nucleotide (SNP) di miR-146a è stato associato a rischio di malattia di Alzheimer. I ricercatori hanno scoperto che miR-146a agomir (M146AG) somministrato per via nasale a topi transgenici APP/PS1 – comune modello sperimentale di malattia di Alzheimer – era in grado di curare il deficit cognitivo e migliorare tutti gli altri sintomi della malattia. I ricercatori hanno anche identificato Srsf6 quale target di miR-146a con un ruolo nella progressione della malattia. [Hui Mai et al. Mol Ther Nucleic Acids AOP – doi: 10.1016/j.omtn.2019.10.002, 2019].

 

Le nanoparticelle di silice impiegate in nanomedicina sono neurotossiche inducendo apoptosi. Kuan-I Lee e colleghi hanno scoperto che le nanoparticelle di silice (SiNP) impiegate per il rilascio di farmaci e per le manipolazioni cellulari in nanoneuromedicina inducono apoptosi – morte cellulare programmata – attraverso una via di stress del reticolo endoplasmico attivata da specie reattive dell’ossigeno. Il gruppo di ricerca di Taiwan ha così chiarito il meccanismo mediante il quale le SiNP causano effetti indesiderati o tossici sul cervello, giustificando l’abbandono del loro impiego propugnato dalla nostra società scientifica. [Kuan-I Lee et al. Toxicol in vitro AOP – doi: 10.1016/j.omtn.2019.10.002, 2019].

 

Come finirà la sfida tra le due principali teorie sulle basi cerebrali della coscienza? Il mese scorso, al meeting della Society for Neuroscience in Chicago (Illinois), la Templeton World Charity Foundation, nota per il finanziamento di ricerche in campi di intersezione fra sapere scientifico e concezioni religiose, ha dato avvio alla prima fase di un progetto (con 20 milioni di budget) che pone a confronto le due principali teorie della coscienza che dividono i neuroscienziati. La fase iniziale si basa sullo studio mediante scansioni in fMRI del cervello dei partecipanti stessi: i proponenti di ciascuna teoria hanno accettato il valore del metodo e si sono dichiarati pronti ad accettare la sconfitta se lo studio dei loro cervelli dimostrerà la validità della tesi opposta.

Noi rimaniamo in attesa dei risultati. [Cfr. Science 366 (6463): 293, 2019].

 

Una nuova visione dell’evoluzione del cervello umano confuta la prospettiva classica. Tradizionalmente le ricostruzioni dell’evoluzione del cervello umano hanno focalizzato l’attenzione sull’espansione della corteccia cerebrale e sull’incremento dimensionale dell’encefalo, considerando dipendenti da questi parametri altri cambiamenti nella storia della vita, quali: l’età in cui si raggiunge la maturità sessuale, la durata di infanzia e dipendenza dalla madre e la longevità massima. Suzana Herculano-Houzel, prendendo le mosse dai risultati dei suoi studi secondo cui la maggiore lentezza nella storia della vita in tutte le specie di animali a sangue caldo si associa a un incremento dei neuroni della corteccia, avanza un’ipotesi molto semplice. Lo sviluppo più lento verso la maturazione sessuale e una maggiore longevità dopo la maturità sono elementi che non richiedono selezione, ma inevitabilmente accompagnano l’aumento evolutivo del numero delle cellule nervose della corteccia cerebrale, supportando l’interazione sociale e l’evoluzione culturale e tecnologica. [Herculano-Houzel S., Prog Brain Res 2019 PMID 31703901].

 

L’aumento del numero delle diagnosi di disturbo dell’attenzione con iperattività (ADHD) tra gli adulti. Su un campione di oltre 5 milioni di adulti (5.282.877) e 867.453 bambini dai 5 agli 11 anni, Winston Chung e colleghi hanno confermato l’aumento negli adulti di ADHD negli USA, ma hanno anche rilevato che nei gruppi sociali delle minoranze etniche la percentuale di adulti affetti è notevolmente più bassa. [Cfr. Winston Chung, JAMA network open AOP – doi: 10.1001/jamanetwokopen.2019.14344, 2019].

 

Notule

BM&L-30 novembre 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

                                                                                                 

 

 

 

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